lunedì 30 gennaio 2012

Nuvole Rapide

Piogge sul cuore, sezioni di un attimo,
Flusso, derive, parole: Tutto si perderà.


Primo singolo tratto dal bistrattato album "Amorematico", questo pezzo è veramente il cuore della groova torinese!Sostanzialmente, questo album è stato abbastanza massacrato dalla critica. Per citare i Subsonica in un loro recente brano "non va bene di qua, e non va bene di là, non si capiscono le parole, quando fai così sei troppo commerciale, quando fai cosà non si capisce un cazzo... eh oh e mi sembri mia madre!" (Benzina Ogoshi - Eden 2011 - http://www.youtube.com/watch?v=qT_QKglIrWI)


Cominciamo dicendo che tutto l'album è un po particolare ed in realtà molti testi non si afferrano, per così dire, al primo ascolto. Beh, neanche al secondo. Ma comunque a mio modesto parere, l'album spacca."Amorematico" è il terzo album della formazione torinese (che io AMO alla FOLLIA!) ed esce nel 2002. Nuvole rapide", come già detto, è il primo singolo e di strepitoso, oltre al sound straordinariamente trascinante, ha il videoclip che accompagna il singolo. Girato da Luca Merli e citato in un video dei Delta V ("Un colpo in un istante"), vede un anziano signore correre apparentemente senza meta né motivo in giro per la campagna padana. L'effetto visivo "bruciato" è davvero notevole. Piacevolissimo.Stavolta non racconto aneddoti o storie strane. Volevo solo restituire quanto dovuto ad un album pazzesco.



Godetevelo e come direbbe Max "che la grova sia con voi!"



http://www.youtube.com/watch?v=bZelH5yNuYI

mercoledì 25 gennaio 2012

Another one bites the dust

Are you ready,

Are you ready for this
Are you hanging on the edge of your seat

Out of the doorway the bullets rip

To the sound of the beat


Confesso di essere vagamente infervorata e mi servo di Loro per spiegarvi il motivo.

Intanto introduco questo brano pazzesco "Another one bites the dust" (un altro morde la polvere) - The Queen - 1980.

Il brano fu composto dal bassista John Deacon ed inserito nell'album "The Game" del 1980. Rappresenta l'unico pezzo di successo dell'intero LP, segno che anche i grandissimi come i Queen possono toppare. Raggiunse il primo posto negli Stati Uniti (Billboard Hot 100), la settima posizione nel Regno Unito (UK Single Chart) ed entrò nella top ten dei pezzi più venduti in Italia. Non solo, "Another one bites the Dust" è il singolo più venduto di sempre dei Queen, con oltre 7 milioni di copie nel mondo (in questo, ruba il record a Bohemian Rhapsody del 1975).

Al suo interno troviamo molte influenze funky e della disco music, ma il vero elemento forte del pezzo, oltre alla sempre strepitosa voce di Freddy, è il riff "ossessivo" di basso ormai celebre in tutto il mondo. Spettacolo.

Il fatto che sia un pezzo fortunato all'interno di un album un po sfigato, mi ha fatto prediligere questa canzone su tante altre (la stessa "Bohemian Rhapsody" meriterebbe una dissertazione di dodici pagine, così come "Breakthru" piuttosto che "Under Pressure", cantata in duetto con il grandissimo David Bowie). Mi piace l'idea della "seconda possibilità" data a questi artisti anche se, ad onor di cronaca, i Queen cavalcavano la cresta dell'onda già da un po quando fecero uscire The Game, e se hai già raggiunto il successo è difficile che il tuo pubblico ti scarichi per un album "un po meno per la quale".

Inoltre, come anticipato poc'anzi, mi servo di "Another one bites the dust" per esprimere un po della frustrazione che provo in questi giorni nel sentire radio e telegiornali e nel leggere i principali quotidiani italiani.

P.to 1) Italiani, anzi tutto: abbiamo rotto le palle. Tutti, dal libero cittadino a chi fa parte di un'associazione di categoria. Sempre in preda ad una qualche sorta di psicosi scatenata dai media, avete svuotato pompe di benzina e supermercati per la fobia di rimanere senza fonzies quando una volta, nella dispensa, l'italiano medio non teneva più di due pacchi di pasta di scorta e viveva benissimo lo stesso. Cosa succede per due giorni se non mangiate formaggio o bevete latte? Vi si abbassa troppo la colesterolemia? E se non avete le patate surgelate nel freezer che accade? Che magari, per una volta, riuscite a far mangiare un po di verdura alternativa ai vostri figli con la minaccia che "tanto non c'è nient'altro da mangiare", e sarebbe vero?

Non intendo sotto valutare le reali difficoltà di ospedali e servizi pubblici in genere che stentano a poter offrire il servizio per cui sono creati. Né voglio sminuire la protesta. Semplicemente voglio esortare le persone ad usare il cervello e a smettere di credere ad ogni singola minchiata che viene pronunciata da un qualunque giornalista. Le possibilità di informazione libera e alterantiva, ci sono. Smettiamola di stare appesi alle gonne di questi mentecatti. E anche bloccare la gente in autostrada mentre va a lavorare, è una buona idea ma fino ad un certo punto. Perché voi spendete 1.700€ per fare benzina ai vs mezzi ma se un dipendente arriva in ufficio in ritardo di tre ore o se un idraulico non riesce a raggiungere un cliente per una chiamata, quei soldi gli vengono detratti dalla stipendio sottoforma di ferie o di denaro sonante. Cos'è questo? Una sorta di ripartizione tutta vs dell'ingiustizia?

E chi non paga le tasse? Vabbè, lasciamo perdere.

P.to 2) Giornalisti, avete rotto le palle! La psicosi, mortacci vostra, l'avete creata voi! E' vostra la colpa della crisi? No. Ma è vostra la colpa della perdita di fiducia. Esercitatevi nel "divulgare ottimismo". Come diceva il buon Baden Powell "un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio-". Anche qui non intendo offendere la categoria (anche se potenzialmente non sto dicendo niente d'infamente, per la verità) nè dire che le notizie vanno date con ironia, perché poi il rischio è di cadere nel ridicolo. Dico solo che le notizie vanno date senza frizzi, lazzi o fronzoli. attenetevi ai fatti e basta.

P.to 3) Classe politica, voi non avete rotto le palle, voi avete proprio rotto i coglioni! Dovete andare fuori dalla scatole. Ci avete affamati con i vostri vizietti e privilegi. Su di voi non spreco una parola di più. E Governo Monti, se stavolta fate un altro passo indietro, siete dei pagliacci.

Cosa ci entra con "Another one bites the dust"? Ci entra perché in Italia (nel mondo), a forza di voler far mangiare la polvere a qualcun altro, siamo finiti tutti a galleggiare nello sterco.

lunedì 23 gennaio 2012

Brutta notizia

Non tagliatevi le vene, ma domani vi lascio senza post. Ci leggiamo mercoledì con qualcosa dei Queen.
Che le spine siano con voi!

domenica 22 gennaio 2012

Harry Potter - Il Prigioniero di Azkaban

È crudele che io abbia passato così tanto tempo con James e Lily e tu così poco. (Sirius Black)



Vi è mai capitato di provare odio, ansia, frustrazione, gioia leggendo un libro?

Parlo di un coinvolgimento così profondamente emotivo da farti desiderare ardentemente di entrare nel libro, di essere parte della storia. Non semplici sentimenti legati a ciò che viene letto. Parlo di sentimenti di una grande intensità.

Questo è quello che è stata in grado di creare J. K. Rowling nei suoi sette romanzi. La saga completa è un concentrato di emozioni così forti che non ti riesce di staccare gli occhi dal libro. Non voglio parlare del fenomeno mondiale che si è scatenato attorno ad Harry, Ron, Hermione, Neville, Luna, Albus... perché di cose sull'argomento se ne sono dette da vendere e da appendere. Io stessa ho snobbato parecchio l'intera faccenda all'inizio perché sono un po' schizzinosetta con le cose che piacciono a tutti. Ma ragazzi, è straordinario quello che questa donna è riuscita a creare seduta nel pub di proprietà di suo cognato.

Prima di raggiungere il successo dovette spedire il manoscritto a ben tre case editrici che lo "rimbalzarono" etichettandolo come "troppo lungo".

Avrò avuto più o meno 15 o 16 anni e la mia cara amica Elena leggeva i libri di Harry già da qualche tempo, ci siamo sempre passate informazioni sui libri che avremmo dovuto assolutamente leggere e mi indicò la "Pietra filosofale", il primo capitolo della saga (sottolineo che la "signorina" comprava i manoscritti in lingua originale per poter leggere la storia in anticipo prima di tutti gli altri. Come ulteriore aneddoto posso raccontarvi che Elena, a scuola, prendeva appunti in Morse -punto linea e tutto il resto- ragazzi che mente Elena. http://it.wikipedia.org/wiki/Codice_Morse Ma questa è un'altra storia). Bene, mi ci buttai. Iniziai e divennero una dipendenza. Li leggevo ovunque. Ovunque. Sul pullman per andare a scuola. Nell'intervallo tra le lezioni (tutti gli intervalli, tra una lezione e l'altra). In bagno. Durante i pasti (e non vi dico quanto s'incavolava mio padre a vedermi col libro a tavola). Leggevo sempre e ovunque. Sono libri bellissimi. E'una storia bellissima. Personaggi originali. Trama strepitosa, mai banale, con un mucchio di particolari sensazionali e che rendono ricchissimo il racconto. Pazzesco, perché in realtà io detesto le descrizioni minuziose, roba tipo Ken Follet o Tolkien (adesso tutti quelli che hanno letto e amato "I pilastri della terra" "Il Signore degli anelli", mi salteranno al collo, ma in realtà ho solo detto che non mi piacciono le descrizioni troppo particolareggiate).

Ho scelto "Il Prigioniero di Azkaban" perché piace molto a Marco e allora volevo accontentarlo in qualche modo. Ma a me piacciono tutti veramente tantissimo.

E' emozionante leggere questa storia. E anche la trasposizione cinematografica non è male.

giovedì 19 gennaio 2012

L'homme qui plantait des arbres


"Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole."

Stasera un post breve ed allo stesso tempo un condensato di speranza.
"L'uomo che piantava gli alberi" è un racconto dello scrittore francese Jean Giono del 1953. Narra la storia del pastore Elzéard Bouffier e del suo progetto di piantare alberi.
Vedovo e taciturno e pianta querce.
Solo e con spirito eremitico e pianta betulle.
Scoppia la Prima Guerra Mondiale e pianta faggi.
Di 100.000 querce piantate si aspetta che solo 10.000 resistano alle incursioni degli animali e della Provvidenza, ma non abbandona il progetto.
Trasforma la sua terra in un giardino.

Ecco il punto. Creare un fitta foresta di relazioni, stringere i cuori. "Sapere che c'è qualcuno da qualche parte nel mondo dal quale ti senti compreso malgrado le distanze o i pensieri inespressi fa di questa terra un giardino".
Leggeteci quello che volete. Questa è la mia liberissima interpretazione.


mercoledì 18 gennaio 2012

The Emperor's New Groove

Kuzko: "Non dirmelo, stiamo andando verso un'altissima cascata"
Pacha: "Già..."
Kuzko: "Con massi appuntiti?"
Pacha: "E' un classico"
Kuzko: "... E andiamo!"


Stasera ho deciso di seguire il mio umore (più altalenante del solito) e proporvi un altro film. Per l'esattezza un film animato. "Le follie dell'imperatore" - Walt Disney Pictures - 2000.
Alessandra, che può essere considerata la quarta donna della mia vita (costellata da pochissime donne), dice sempre che un film animato, per avere successo, deve saperti far ridere ma deve anche saperti far piangere. A titolo esemplificativo ma non esaustivo, di seguito un elenco di film con il relativo giudizio affidato: "Dumbo"... bocciato. "Bambi"... bocciatissimo. "Alla ricerca di Nemo"... rimandato a settembre. "Monsters&CO"... promosso a pieni voti. "Le follie dell'imperatore" si becca anche il bacio accademico.
E' il 45°classico Disney, secondo il "canone ufficiale", ma di classico ha davvero poco: anzi tutto, è il lungometraggio Disney più sarcastico e piccato che "Walt" abbia mai girato

(Visir: Vostra Altezza, è il momento di scegliere la sposa!
Kuzco: Va bene! Largo alla bellezza! Diamo un'occhiatina... odio i tuoi capelli. Non ci siamo. Aiuto. Aiuto aiuto. Fammi indovinare, tu devi essere bella dentro, vero? Allora, è questo il meglio che sai fare?)

Non ci sono intrecci amorosi. Il personaggio "cattivo" è l'essere più svitato del film. Non vengono cantate canzoncine mielose ogni 34 secondi di film. Insomma, è perfetto.
Anche la trama è tutt'altro che trita. Kuzko è un imperatore bastardello e viziato. Ha tutto. E' tutto quello che un po tutti noi vorremmo essere.
Kuzko ha un desiderio: per il suo diciottesimo compleanno vuole regalarsi un parco acquatico ("Kuzkotopia, Oh yeah!"). Peccato che voglia assolutamente che questo parco acquatico venga costruito sulla collina su cui sorge il villaggio di Pacha. Quindi che fa? Chiama Pacha al palazzo, si fa indicare qual'è il versante della collina più assolato, gli comunica che raderà al suolo il suo villaggio e lo caccia in malo modo.
Kuzko ha anche una consigliera: Yzma ("Prova vivente che i dinosauri abitarono questa terra"), la quale brama di prendere il posto sul trono dell'imperatore. Kuzko la silura:

(Kuzco: Ah, a proposito, sei licenziata...
Yzma: Licenziata? Co..co..come sarebbe a dire licenziata?
Kuzco: Come posso spiegartelo? Ti sollevo dall'incarico, sei stata dimissionata, rientri nella riduzione del personale, divergenza di intenti, conflitto d'interessi, scegli la tua versione, ne ho altre.
Yzma: Ma... io... io... voi... oh! Oh... ma Vostra Altezza, sono anni che dimostro la mia cieca fedeltà all'Impero! Saranno almeno... be'... molti, moltissimi anni, Altezza!
Kuzco: Ehi, abbiamo tutti il nostro Canto del Cigno! Il tuo è finito da almeno mezzo secolo. Allora: chi è seduto sul mio trono?...)

E lei pensa bene di farlo fuori ("Ah cosa posso fare? Ho trovato! Lo trasformerò in una pulce, un'innocua piccola pulce, poi metterò la pulce in una scatola, e la scatola dentro un' altra scatola.. quindi spedirò la scatola a me stessa, e quando arriverà ah ah ah ah, la spiaccichero' con un martello! È una splendida, splendida, splendida idea! Geniale, direi! ...no troppi francobolli".)

Yzma ha un aiutante: Kronk, un muscoloso troglodita

("Yzma: Allora... è tutto pronto per la serata?
Kronk: Ma certo, cominceremo con dell'antipasto ed un'insalatina leggera e poi si vedrà.
Yzma: Non mi riferivo alla CENA! A quella cosa...
Kronk: Oh, ma certo, il veleno! Il veleno per Kuzco! Il veleno scelto appositamente per uccidere Kuzco! Kuzco e il suo veleno!.... Quel veleno?
Yzma: SI', QUEL VELENO!)

Ovviamente Kronk sbaglia la fialetta che contiene il veleno (" Posso dire a mia discolpa che i tuoi veleni si assomigliano un po' tutti. Dovresti riordinare l'archivio") e la scambia con estratto di lama. Kuzko non muore ma si trasforma nell'animale appena citato. E qui iniziano le risate vere. Davvero si ride dall'inizio alla fine.

Piccola curiosità: il concept iniziale era totalmente diverso. Regista e disegnatori (lo stesso team a cui fu affidato "Il Re Leone") iniziarono a lavorarci nella seconda metà degli anni '90. La trama era liberamente ispirata al romanzo di Mark Twain "Il principe e il povero", Kuzko si sarebbe dovuto chiamare Manco e sarebbe stato un principe stanco del suo ruolo che incontra Pacha, villico suo sosia, con il quale decide di effettuare uno scambio. Yzma sarebbe stata presente ma decisamente più malvagia ed il posto di Kronk sarebbe stato occupato da una figura femminile (totalmente scomparsa nella rivisitazione) di nome Nina. La storia, in pieno stile Walt Disney, si sarebbe accompagnata ad una colonna sonora composta da canzoni di Sting. Il progetto fu portato avanti a lungo ma i "test schermo" non diedero i risultati attesi e la produzione era quasi sul punto di abbandonarlo. Poi il team decide di riprenderlo, rivederlo e rivisitarlo. Grazie al cielo, aggiungo io, perché un film così, "Manco" per il c**** l'avrei visto. Della colonna originale scritta da Sting rimane una solo canzone che è quella che accompagna i titoli di coda e si chiama "My funny friend and me".

Il film vede la luce dopo sei anni di studio, realizzazione e rimaneggiamenti.

Prodotto da Randy Fullmer e diretto da Mark Dindal è certamente un film da guardare con un buon amico stravaccato a fianco a te sul divano, soprattutto se hai lo stesso umore che io questa sera.

Doppiato in italiano da tre grandissimi del cinema italiano: Paolo Kessisoglu, nei panni di Kronk, Luca Bizzarri, che è Kuzco, Anna Marchesini, Yzma.

Se aveste difficoltà a recuperare il DVD, potete affittare me ed Alessandra al modico prezzo di una cena e ci pensiamo noi a recitare l'intero film nel salotto di casa vostra. Risate garantite (se riusciamo a finire le battute senza ridere).

martedì 17 gennaio 2012

V per Vendetta

Evey: Chi sei?
V: Chi?... "Chi" è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera.
Evey: Ah, questo lo vedo!
V: Certo. Non metto in dubbio le tue capacità di osservazione. Sto semplicemente sottolineando il paradosso costituito dal chiedere a un uomo mascherato chi egli sia.

Eccoci arrivati alla fine del capitolo che riguarda i Rolling Stones.
V per Vendetta. Capolavoro.
Potrei finire qui il mio post ma preferisco continuare, se non vi dispiace.

Dunque: nasce come fumetto, scritto da quel genio (un po svalvolato) che è Alan Moore (Watchman, La leggenda degli uomini straordinari, Costantine), illustrato da David Lloyd, adattato magistralmente per il cinema da niente poco di meno che i fratelli Wachowski e diretto da James McTeigue.
Attori protagonisti: Hugo Weaving è V. E chi cacchio è Hugo Weaving? E' l'agente Smith di Matrix, e scusa se è poco; ah sì, è anche Elrond de Il Signore degli anelli. A onor di cronaca, bisogna dire che il ruolo, in origine, era stato affidato a James Purefoy (ecco questo qui non so proprio chi sia), il quale affermò che l'indossare una maschera per l'intera durata delle riprese non gli permetteva di entrare nella parte. Poverino, no?
Natalie Portman è Evey Hammond. Nessun aneddoto particolare su di lei. Brava nel ruolo, a mio avviso soprattutto a partire dalla seconda parte del film.
Il resto del cast è poco noto ma di tutto rispetto.
Storia: pazzesca. Una sorta di via di mezzo tra "1984" di G. Orwell (parleremo anche di quello) e il resoconto del governo Berlusconi.
4 novembre 2019 ("Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento. Non vedo perché di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto"). L'Inghilterra è dominata dal partito neoconservatore Norsefire ("Fuoco norreno"), guidato dall'Alto Cancelliere Adam Sutler. Il regime è ovviamente totalitario. La repressione è l'unica cosa garantita. Notizie pilotate ("Il nostro compito è riferire le notizie, non fabbricarle, quello è compito del governo"), polizia segreta, cappucci neri (“Voglio parlare con lei prima che scompaia dietro a uno dei cappucci neri di Creedy") e tutto il cucuzzaro.
In questo contesto Evey conosce V, un uomo misterioso che indossa la maschera di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel 1605 cercò di far saltare in aria il parlamento inglese.
V è un uomo straordinariamente colto, amante dell'arte, della musica e del buon cibo, particolarmente agile, veloce e forte, e aiuterà Evey e l'Inghilterra tutta a non avere più paura.
Ce ne fossero di uomini così. A noi spettano solo i Cicchitto, i D'Alema e gli Schettino.
Sulla trama, non scrivo più nulla e voi non andate su Wikipedia prima di vedere il film perché, come al solito, trovereste il finale.
Stranamente, ma neanche troppo, non ha portato a casa premi della critica particolarmente noti o importanti. Ma è un film pauroso!
Colonna sonora da brividi (attenzione, che arriviamo ai Rolling Stones...). Direttore della fotografia epico. Regia e attori strepitosi. Dialoghi di un'intensità sorprendente, studiati sino all'ultimo verso.
Nonostante ciò, il creatore della graphic novel si è totalmente dissociato dalla produzione del film dichiarandosi profondamente deluso (l'aveva fatto anche con tutte le altre storie che aveva portato sul grande schermo, comunque).
Insomma, forse l'avrete capito, a volte preferisco la forma alla sostanza, ma posso garantire che in questo film ce n'è a palate di entrambe.
Di certo, tra i miei DVD più usurati

Ah, la canzone che chiude il film e accompagna i titoli di coda è Street Fighting Man (Rolling Stones - Beggars Banquet - 1968).

"Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio… All'interno di quel centimetro siamo liberi".

Angie

"With no loving in our souls and no money in our coats

You can't say we're satisfied But Angie,

I still love you..."


Viene pubblicata nel 1973 sull'album "Goats Head Soup" e raggiunge subito il vertice delle classifiche americane, mentre in Inghilterra si piazza al quinto posto.
E' tra le ballate più belle e struggenti dei Rolling Stones; scegliere tra questa e Wild Horses quale sarebbe stata la canzone che avrei inserito nel mio post è stato davvero difficile. Ho scelto questa perchè Keith Richard, principale compositore di questo pezzo, racconta nel suo libro (http://il-cactus.blogspot.com/2012/01/life.html) come la scrive. Siamo al capitolo otto del libro, tra la seconda metà del 1971 e la prima metà del 1972. Keith continua a studiare la chitarra a cinque corde, nella sua vita arriva il grande amico Gram Parsons e contestualmente diventa dipendente dalle droghe di pessima di qualità, cosa che lui descrive come l'ultimo stadio della dipendenza, prima dell'ultima dose. Lui e Anita, sua prima moglie, decidono di scappare in Svizzera per disintossicarsi attraverso la tecnica "smettere di colpo". Il dottore incaricato della "pulizia" del chitarrista si chiama Dember. Keith defisce il suo metodo inutile e lui un "subdolo sodomita stronzo". Definisce l'astinenza come i "tre giorni più lunghi della tua vita". Per farla breve, mentre è in clinica, Anita aspetta di partorire la loro prima figlia. Un pomeriggio, seduto sul letto, uscito dal trauma della crisi di astinenza, quando le sue dita finalmente rispondono alla sua testa e vanno a posizionarmi sui tasti giusti, scrive "Angie" col solo ausilio di una chitarra. Nel libro racconta: "Attaccai, semplicemente, "Angie, Angie".


Sua figlia in origine non portava questo nome: Anita le fece mettere il nome "Dandelion". "Angela" venne aggiunto perchè la clinica in cui partorì era una ospedale cattolico e le infermerie insisterono affichè alla bambina fosse dato un nome più consono. Appena la bambina crebbe un pò disse "Non chiamatemi mai più Dandy".
Registrato tra il novembre e il dicembre del 1972, ancora oggi Angie è uno dei pezzi più amati dal pubblico e viene suonato live in tutti i concerti a partire dal 1981.

E' un pezzo straordinario. Non c'è bisogno che io aggiunga altro.
http://www.youtube.com/watch?v=JMkFjYRWM4M

domenica 15 gennaio 2012

life

"La cosa più buffa era cercare di capire dove avevamo mollato i sassofonisti. Bobby Keys e Jim Price si spostavano di qua e di là in cerca del punto in cui trovare il suono giusto [...] In seguito finimmo per dipingere di giallo il cavo microfonico destinato alla sezione fiati. Se uno voleva parlare con loro seguiva il cavo giallo finché non li beccava".


Ladies&Gentleman: Keith Richards!
Ragazzi che storie ha da raccontarci quest’uomo. C’è da non crederci!
Ma procediamo con ordine.


"life" è l'autobiografia del genio sopracitato. Una delle poche autobiografie non postume che valga la pena di leggere perché scritta egregiamente (peraltro, le biografie postume mi danno leggermente sui nervi, magari ci torneremo su).
Inizia con un aneddoto abbastanza divertente nel quale alcuni agenti di polizia gli fanno accostare l'auto lungo una strada in Arkansas. E’il 1975, e gli Stones sono in viaggio per il “1975 – Tour of Americas”. Tutto normale, se non fosse che la suddetta automobile non sia letteralmente imbottita di ogni sorta di stupefacente. Ovviamente, non ho nessuna intenzione di dirvi come finisce (quanto mi stanno sul culo quelli che scrivono la fine di un libro su Wikipedia!) diciamo, però, che è solo il principio.
E Keith parte proprio dall'inizio, dove tutto cominciò. Parla dei suoi genitori Bert e Doris, di una famiglia materna numerosa e con una grande vena artistica, di suo nonno Gus, il primo a vederci lungo sulle sue doti artistiche. Racconta dei suoi matrimoni (due), dei suoi figli (cinque in tutto, Marlon, Angela -Angie!!- e Tara -mancata a pochi mesi dalla nascita per un problema respiratorio- avuti dall'attrice Anita Pallenberg; Theodora Dupree e Alexandra Nicole -due fighe paurose, entrambe famose modelle-, avute da Patti Hansen -sua attuale moglie-). Poi ci sono tutte le numerosissime collaborazioni artistiche paurose, ripeto paurose, la profonda amicizia con Gram Parson ("Amici veri. La cosa più difficile da trovare, ma non puoi cercarli - sono loro che trovano te; si cresce fino ad incontrarsi"), i successi e i bagordi con gli Stones (che lui e Mick Jagger hanno fondato con l’intento di trasformarla nella più grande blues band del mondo), i tafferugli con Mick Jagger ("Può essere che io e Mick non siamo amici -nel nostro rapporto c'è stata troppa usura-, ma siamo i fratelli più vicini che esistano, ed è un legame che non si può recidere"), il mito che ha atteso di incontrare per un’intera vita (Chuck Berry) ma che poi lo ha umanamente deluso, le sfighe discografiche, i casini con la legge, il suo progetto con gli X-Pensive Winos, quando nel 1987, Mick Jagger decide di lasciare da parte la band per ambiziosi nonché poco riusciti progetti solisti. Belle le foto che inserisce qua e là e che danno un certo tono a tutto il racconto. In mezzo a tutto ciò, chi ha vissuto un pezzetto della sua vita ed ha ancora la fortuna di poterlo raccontare, allieta la lettura con la propria versione dei fatti circa questo o quell'aneddoto. Strepitoso l'intervento di Kate Moss (c**** Kate Moss!) a proposito di uno “sclero” di Keith per delle cipolline. Da sdraiarsi a terra dalle risate.
Da leggere attentamente la lunga sezione in cui Keith racconta di aver cambiato il suo modo di suonare, utilizzando gli "accordi aperti": io non capisco niente di musica suonata ma, gente, quanta passione in quelle parole, quanto patos, quanta meraviglia. Strepitoso.
Delusione, amore, gli amici che se ne vanno per quella dipendenza che ha rischiato di portarsi via anche lui, i film a cui partecipa (in ultimo, il ruolo da padre pirata di Johnny Deep ne "I pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo"), le astinenze, i riff che registra nel sonno (porca vacca, mentre dorme!), e le canzoni che scrive mentre è in disintossicazione, le amiche, le amanti, la passione, il talento di un uomo che personalmente trovo di grande fascino e ispirazione.
Quella continua ricerca della perfezione, del suono perfetto, il desiderio di creare qualcosa di perfetto e bello, quell'amore incredibilmente grande per ciò che fa, dovrebbe ispirare tutti noi.


venerdì 13 gennaio 2012

Il cactus torna con un progetto “impegnativo”



Colgo ed implemento una bella iniziativa (strano a dirsi) trovata su feisbuc. L’iniziativa si chiama “30 giorni di libri” e, se ho capito bene, consiste nel parlare di libri sulla propria bacheca per 30 giorni (mettere titoli di libri che abbiamo amato nella nostra vita, citazioni, etc…). Un post per ciascun giorno.

Il mio intento, invece è fare una raccolta quindicinale di libri, pezzi musicali e film: 15 post a testa per 15 giorni.
Avvertenze:
- la raccolta non ha alcuna pretesa e nemmeno io. Non ho la pretesa di affermare che siano i migliori, ma solo alcuni dei miei preferiti. E questo, mi sembra ovviamente ovvio.
- Le classifiche sono affascinanti perché destinate a mutare nel tempo. Le classifiche sono soggettive. Parziali. Anche faziose. E questo mi piace. Non v’è ipocrisia in loro, semmai v’è in noi che stentiamo ad affermare che i nostri gusti possano cambiare, che noi possiamo cambiare. Le ragioni sono tante: le stili in momenti diversi della tua vita e ciò che ti piace a 18 anni (purtroppo o per fortuna) non ti piace anche a 30, 40, 50 anni, foss’anche solo per il diverso stato d’animo che vivi nel momento in cui stabilisci che una cosa ti piace ed un’altra no.
Semplice e lineare. Asserzioni quasi banali. A 7 anni odi le melanzane, a 26 vivresti di melanzane. Chiaro? E’ il contesto artistico a richiedere che le persone cambino i propri gusti perché muta e si amplia e cresce e tu non puoi fare altro che arrenderti all’evidenza che qualcosa di diverso non può che piacerti, non può non piacerti. Sono curiosa di vedere tra vent'anni cosa mi piacerà.
- Non userò più il termine classifica perché la mia non lo sarà. Disamina vi piace?
- La disamina sarà dannatamente POP: perché POP è bello! È l’abbreviazione di “popular”, quindi indica qualcosa che arriva a tutti. Una disamina alla portata di tutti.
Ma non tipo la Wolkswagen, che di auto del popolo ha proprio poco. Non aspettatevi di trovare testi cervellotici di canzoni mai sentite, libri sconosciuti, film di registi polacchi alcolizzati morti suicidi. Non fate polemica, non faccio distinzioni. Semplicemente non ne conosco. Pop è quello che sono.
Se le condizioni vi piacciono, qui iniziamo. Anzi, iniziamo lunedì.

Che cactus ascolti/leggi/guardi?