mercoledì 23 luglio 2014

Una minestra scaldata

Da qualche mese rifletto sulla redazione di un post sul simbolo di fede cristiano cattolico, il “Credo” per intenderci. L’ho studiato talmente tanto in questi due anni da avere gli incubi la notte.
Non sono tanto i risvolti teologici che mi fanno pensare quanto il lungo cammino di formazione e consolidamento che ha avuto: senza andare troppo nei particolari, se escludiamo il Concilio di Nicea II del 787*, ci sono voluti 2 concili per la definizione del “testo” ed altri 4 concili che definissero significati e valore dei termini. Il tutto nell'arco di circa 250 anni.
Come direbbe il mio professore di storia della Chiesa antica, “sull'argomento si sono scritti i proverbiali fiumi di parole”, il testo è stato causa di scomuniche e gli esili si sono sprecati.

Nel corso di questi due anni di studio ed approfondimento, ho attraversato due fasi: la prima, che definisco di “rifiuto”, durante la quale non riuscivo ad accettare quanto umano fosse il simbolo di fede. Mi sembrava che l’iniziativa di Dio fosse eccessivamente pilotata dalla mano dell’uomo. Ciò che studio mi crea dei problemi anche per questo, perché spoglia la mia fede del misticismo di cui era rivestita a causa della mia ignoranza.
La seconda fase è stata nuovamente una fase di rifiuto, ma stavolta di  rifiuto di continuare a galleggiare nella broda del fedele mediocre che sono stata per anni, praticamente da sempre. Così come la crisi continua può rappresentare, se non un aspetto negativo, certamente un motivo di grande fatica per me, certamente la ricchezza è che mi permette di uscire da questo stato di fede catatonica e ripetitiva che mi ha accompagnata sin qui.
Mi sono sentita fortemente in difetto nel ripetere a mo’ di registratore il nucleo della fede cattolica, un simbolo la cui redazione è durata 250 anni.
Quello che era motivo di fatica è divenuto motivo di crescita e forza.

Mi rendo conto che è sempre più difficile per me fare qualcosa pensando al “qui ed ora”, vivo col pensiero dei dieci minuti successivi, del domani, del mese prossimo. Il mio professore di antropologia direbbe che non sono presente a me stessa. Dunque credo che lo studio e la lettura mi aiutino in questo.

Ci sono giorni in cui sento una distanza enorme tra me ed il Signore e so che questa si dilata quando trasformo il mio rapporto con lui in qualcosa di ripetitivo, la classica minestra scaldata che si serve alla tavola delle relazioni stanche. Al Signore devo tutto, ogni cosa, ogni gioia. Il minimo che possa fare è che sia presente a me stessa quando sto con Lui. 

*Il Concilio di Nicea II è convenzionalmente definito il settimo ed ultimo concilio ecumenico (della Chiesa unita, prima dello scisma). Il tema principale del concilio fu la questione iconoclasta. E' definito "cristologico", proprio perché tratta il problema delle icone ma non tratta questioni teologiche legate alla natura di Cristo o delle persone della Trinità. Così, per dire.