Da qualche mese rifletto
sulla redazione di un post sul simbolo di fede cristiano cattolico, il “Credo”
per intenderci. L’ho studiato talmente tanto in questi due anni da avere gli
incubi la notte.
Non sono tanto i risvolti
teologici che mi fanno pensare quanto il lungo cammino di formazione e
consolidamento che ha avuto: senza andare troppo nei particolari, se escludiamo
il Concilio di Nicea II del 787*, ci sono
voluti 2 concili per la definizione del “testo” ed altri 4 concili che
definissero significati e valore dei termini. Il tutto nell'arco di circa 250
anni.
Come direbbe il mio
professore di storia della Chiesa antica, “sull'argomento si sono scritti i
proverbiali fiumi di parole”, il testo è stato causa di scomuniche e gli
esili si sono sprecati.
Nel corso di questi due anni
di studio ed approfondimento, ho attraversato due fasi: la prima, che definisco
di “rifiuto”, durante la quale non riuscivo ad accettare quanto umano fosse il
simbolo di fede. Mi sembrava che l’iniziativa di Dio fosse eccessivamente
pilotata dalla mano dell’uomo. Ciò che studio mi crea dei problemi anche per
questo, perché spoglia la mia fede del misticismo di cui era rivestita a causa della
mia ignoranza.
La seconda fase è stata
nuovamente una fase di rifiuto, ma stavolta di rifiuto di continuare a
galleggiare nella broda del fedele mediocre che sono stata per anni,
praticamente da sempre. Così come la crisi continua può rappresentare, se non
un aspetto negativo, certamente un motivo di grande fatica per me, certamente la ricchezza è che mi permette di uscire da questo stato di fede catatonica e ripetitiva che mi ha accompagnata
sin qui.
Mi sono sentita fortemente
in difetto nel ripetere a mo’ di registratore il nucleo della fede cattolica,
un simbolo la cui redazione è durata 250 anni.
Quello che era motivo di
fatica è divenuto motivo di crescita e forza.
Mi rendo conto che è sempre più difficile per me fare qualcosa pensando al “qui ed ora”, vivo col pensiero dei dieci minuti successivi, del domani, del mese prossimo. Il mio professore di antropologia direbbe che non sono presente a me stessa. Dunque credo che lo studio e la lettura mi aiutino in questo.
Ci sono giorni in cui sento
una distanza enorme tra me ed il Signore e so che questa si dilata quando
trasformo il mio rapporto con lui in qualcosa di ripetitivo, la classica
minestra scaldata che si serve alla tavola delle relazioni stanche. Al Signore devo tutto, ogni cosa,
ogni gioia. Il minimo che possa fare è che sia presente a me stessa quando sto
con Lui.
*Il Concilio di Nicea II è convenzionalmente definito il settimo ed ultimo concilio ecumenico (della Chiesa unita, prima dello scisma). Il tema principale del concilio fu la questione iconoclasta. E' definito "cristologico", proprio perché tratta il problema delle icone ma non tratta questioni teologiche legate alla natura di Cristo o delle persone della Trinità. Così, per dire.
Grazie Annita!:) bacione!
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