lunedì 23 novembre 2009

Prego perchè vorrei saperti amare come Dio

Io vorrei saperti amare come Dio,
che ti prende per mano,
ma ti lascia anche andare.
Vorrei saperti amare senza farti mai domande, felice perchè esisti,
e così io potrei darti il meglio di me.


Con la forza del mare,
l'eternità dei giorni,
la gioia dei voli,
la pace della sera,
l'immensità del cielo,
come ti ama Dio.


Io vorrei saperti amare come ti ama Dio,
che ti conosce e ti accetta come sei,
tenerti tra le mani come voli nell'azzuro,
felice perchè esisti,
e così io potrei darti il meglio di me.
Io vorrei saperti amare come dio,
che ti fa migliorare con l'amore che ti dona,
seguirti tra la gente con la gioia che hai dentro,
felice perchè esisti e cos' io potrò darti il meglio di me.


Con la forza del mare,
l'eternità dei giorni,
la gioia dei voli,
la pace della sera l'immensità del cielo,
come ti ama Dio.

mercoledì 30 settembre 2009

Refusi di un'estate che se ne va

L'altro giorno ho preso il pullman.
Non in faccia, solo per andare a Torino.
Immersa in quella che si può definire una giornata d'autunno assolata e mite, guardavo incuriosita i miei "compagni di viaggio": non due persone vestite nello stesso modo! Non parlo di moda, ma di spessore degli abiti: dai maglioni - vestito e leggins sino alle infradito.
Ovviamente, chi mi ha stupito di più, erano i meno vestiti. Mi davano l'impressione di non volersi arrendere all'implacabile susseguirsi delle stagioni...
Nella mia mente, le parole profonde e toccanti dei saggi Righeira
..."l'estate sta finendo, titiritirititi...il caldo se ne va, titiritirititi..."
E da questa insulsa premessa nasce un'insulsa riflessione.
Ma quanto è difficile metabolizzare un cambiamento?

Allora ho preparato un prontuario che venga in soccorso di tutte le menti infime e limitate come la mia.
Fase 1: accorgersi che un cambiamento c'è stato .
Non è così scontato, soprattutto se siamo così dannatamente ottusi da non VOLERCENE accorgere, foderando i nostri occhi "oculari" e i nostri occhi "del cuore" di un tre etti, tre etti e mezzo di Prosciutto Crudo di Parma...
Fase 2: capire in cosa consista questo cambiamento.
Con notevole perdita di tempo, notti e neuroni. Nel gergo della Pianificazione Strategica si parla di SWOT Analysis: valutare freddamente, in modo distaccato, Strengths (punti forti), Weaknesses (punti deboli), Opportunities (beh, questo è chiaro ai più) e Threats (rischi). Semplice no? o_O
Fase 3: accettare il cambiamento.
Che comunque, sovente ti viene imposto. Per cui, personalmente, questa non è una fase in cui mi applico molto. Se s'adda 'fa...
Fase 4: aprire mente e cuore, perché quando il prossimo cambiamento arriverà, non deve trovarci freddi ed aridi.


Fase 5: mettere parastinchi, paradenti, ginocchiere, gomitiere, giubbino anti proiettile e mutande di ghisa, aspettando pazientemente il prossimo cambiamento...


La mia personalississima tattica consiste nel ricordarmi sempre, costantemente, che il Signore non mi sottopone a prove che non sono in grado di affrontare. Anche se a volte ho l'impressione che mi stia sopravvalutando.
E nel ricordare che Lui non mi darebbe tante cose belle solo per poi togliermele, per farmi un bello scherzo.

Ma, a livello di tattica, anche le mutande di ghisa non sono male...
Sono cactus, mica scema...

giovedì 13 agosto 2009

Punti di svista

Una riflessione su coloro che spesso
riflettono…
E con il termine riflettere mi riferisco alla proprietà intrinseca delle superfici lucide, di darti di rimando ciò che gli appare di fronte.
Proprietà intrinseca interessante quella di riflettere (in questo caso sono interessanti entrambe le accezioni del verbo).



E’ un talento, una capacità che non tutti hanno e che ti permette di trarre vantaggi non da poco.
Qual’è il problema, allora?
(perché tanto ormai lo sapete che se scrivo un post è perché c’è qualcosa che non quaglia)
Il problema sta nel fatto che chi riflette poi è incapace di smettere di farlo.
E che quando riflette, finisce per fermarsi non all’immagine che ha riflesso, come sarebbe logico, ma si ferma all’immagine che il suo cervello ha costruito rielaborando quando visto, chiudendo la persona riflessa all’interno di una brutta copia di se stesso.
Altro dilemma, come fare ad evitare di esser riflessi? Non tutti, infatti, sono interessati all’affascinante mondo dell’introspezione personale.
Non tutti sanno sopportare un simile “trauma”. Ed il risultato è quello di diventare il personaggio di un libro di Pirandello.
Le persone sopra descritte risultano più verosimili (e, attenzione, ho detto verosimili) se la superficie che le riflette non è integra ma più o meno frammentata, incrinata, discontinua.
Finita la somiglianza, però, è necessario essere in grado di discostarsi dalla superficie stessa.
Come a dire “grazie per avermi fatto vedere un frammento di me, ma ora fai come Baglioni (ndr. che notoriamente si leva dai c******) e lasciami libero di poter esser ciò che desidero, senza avere il patema di dover corrispondere a ciò che tu rifletti, pena il disonore (ed il tuo disorientamento)”.

Ma in fondo, a chi importa?
Tanto i cactus, al pari di angeli e vampiri, non vengono riflessi nelle superfici lucide.
O sì?

venerdì 26 giugno 2009

Angelo

Scrivo a ruota libera.
Perdonatemi, devo aver mangiato pesante...


La notte tra il 23 ed il 24 giugno, ad Orbassano, hanno organizzato la notte bianca: 6 ore ininterrotte di letture dei Vangeli... Tanti lettori, tante emozioni, molta suggestione.
Io, ho iniziato a leggere a mezzanotte e qualche minuto. Ufficialmente, la prima lettrice del giorno di San Giovanni.
MC 6, 1-56
Si, proprio quello in cui si narra la morte di San Giovanni.
Buffo, vero?
No, forse no...
A me ha fatto un effetto veramente molto strano e la testa è partita per i suoi viaggi...


Leggere della morte di un uomo per la stoltezza di altri uomini, nel giorno in cui si fa memoria della sua persona, mi ha fatto un effetto molto strano.

E mi ha spronato a NON SMETTERE DI ESSERE "VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO"...


Deserto culturale, relazionale, emotivo, artistico, sentimentale, creativo, di speranza, di fiducia, di stima, di volontà...


E anche se io "sono nel mondo ma non del mondo", ho voglia ancora di spendermi in questo.
Lo farò. Lo farò sempre.


Io griderò sempre
che le cose non vanno bene solo se vanno bene a noi,
che le gabbie peggiori, le più chiuse, ce le creiamo noi,
che la vita è ben altro che questo,
che la verità è bel altra che questa,
che il Signore non vuole altro che la nostra felicità,
che la stima la si da se la si vuole ricevere,
che la fiducia va conquistata,
che l'amicizia va coltivata,
che l'affetto va manifestato,
che l'egoismo è una bella fregatura...


Perché anche i cactus, nel loro piccolo, s'incazzano.
Dannazione, apriamo gli occhi.

domenica 7 giugno 2009

Occhi

Continua la mia disamina delle parti del corpo umano.

Quante cose dicono due occhi?
Quanti ne avete visti?
Quanti hanno visto i miei?

Per quanto possa sforzarsi, nessun pittore ne fotografo è in grado di ritrarli come lui li vede.
Mi è capitato proprio oggi.
Perché ciascuno li vede diversamente, vi legge dentro cose diverse, ovvio.
Ma non è solo questo. E' come voler fotografare un'emozione.
Gli occhi non mentono. I miei non mentono.

Penso a come ciascuno di noi vede i propri occhi e come questi sono visti dagli altri.
Come in "Uno, nessuno e centomila", c'è da perderci la testa dietro al pensiero che noi siamo quanlcuno di diverso per tutti quelli che incrociano la nostra vita. Ed i nostri occhi.
Anche questo mi è capitato proprio oggi.
Perché, in fondo, ciascuno ci vede un po' quello che vuole in un paio di occhi...

Ancora: penso a come ci si mette a nudo piangendo davanti a qualcuno.
Per me, che francamente non ho proprio le lacrime in tasca, si tratta di mettermi a nudo.
Ma questo, fortunatamente, oggi non è capitato.

Penso, infine, a chi non si fida degli occhi. Dei propri e di quelli degli altri.
Perché loro dicono sempre la verità e, spesso, vedono il giusto.
Penso a chi è in grado di leggerli e chi no. E a chi li sa leggere, ma a cui non piace la "trama" di quello che vede.

Si lo so, non è particolarmente strutturato come pensiero.
Anche i cactus sono confusi, a volte.

venerdì 8 maggio 2009

Pericardio, ventricoli, atrii e altre schifezze così...


Altrimenti detto Cuore.

Quanto può resistere un cuore? Voglio dire, quante sollecitazioni è disposto a sopportare?

Una volta ho letto su un libro di S.Benni (Elianto), che ciascuno di noi è soggetto alla "Teoria del Bonus Vitale Individuale": per farla breve, abbiamo un tot di possibilità per ciascuna cosa, ma proprio per tutto. Ed il motivo per cui si muore è che abbiamo sforato uno dei Bonus. Per esempio, abbiamo un certo numero di lacrime da versare, di sigarette da fumare, di sorrisi da donare. Poi basta. Insomma, la morte sarebbe una farsa che il "Manovratore" (sempre Benni dixit) s'è inventato per giustificare la fine del Bonus.

Ecco, con questa settimana, potrei essere al limite dei battiti cardiaci a me concessi.
Ho vissuto intensamente e voglio rendervi partecipi di questo periodo.
Il mio cuore ha tentato di uscire dal petto, senza riuscirci (il che avrebbe reso difficoltoso la redazione di questo post!)

Questa settimana è stata un ulteriore conferma del fatto che si può vivere intensamente, con il cuore e con la mente, in un equilibrio che rende tutto di una brillantezza ed di un candore infiniti.

Perché anche i cactus hanno un cuore.
A volte di ghisa: pesante e poco malleabile.
Ma anche i cactus hanno un cuore.


martedì 21 aprile 2009

Una partita a carte.

Riflettevo sulle attitudini. E sulle capacità di ognuno di riconoscerle in e negli altri.
Pensavo alle persone significative che mi hanno concesso di scoprire le mie.
Pensavo se mai aiuterò qualcuno a scoprire le sue.

E poi, ho pensato a quanto ho sempre desiderato lasciare una traccia nel mondo, non solo nel mio mondo.
Lo definirei desiderio di fama. Esser conosciuta come quella che ha fatto, ha detto, ha creato...

Che inutile spreco di energia la superbia.
Mi è tornato in mente il brano del Vangelo di domenica, quando il Signore soffia nei Discepoli lo Spirito Santo. Lo Spirito è stato soffiato in loro, in loro solo, non in altri, ma solo nelle persone che Egli si era scelto. Così come non a tutti viene donata la medesima vocazione.

E così come non a tutti viene donata la medesima attitudine, capacità, estro, genio, professionalità, chiamatela come volete.
Essenziale per la vita di ciascuno è cogliere questi aspetti e metterli a frutto.
Con i tempi e nei modi che ci vengono concessi.
Con i TEMPI e nei MODI giusti.
Intendendo con "giusto" un valore universale: non quando e come è giusto per gli altri, quando e come e giusto per me. Ma quando e come è GIUSTO. Punto.

Essenziale per la vita di ciascuno è cogliere questi aspetti e metterli a frutto.
Coglierli. Rifiutarli sarebbe come bestemmiare (dixit Don Luca!). "Offensivo" tanto quanto fare dei propri "talenti" (ecco l'ho detto!) oggetto di superbia.

Qualcuno ci ha dato delle carte da giocare. A me le ha date il Signore, ad altri Allah, ad altri ancora Jahvè. Poco conta: le carte ci sono state date, noi abbiamo il dovere di giocare la nostra partita.
E di giocarla con quelle, non con le carte di altri.
Di giocare quando è il nostro turno di farlo.
E di rispettare il turno degli altri.
Come in una partita a "Machiavelli".

giovedì 16 aprile 2009

Cactus e ninfee...

Qualcuno mi raccontò che esistono due categorie di persone: le persone "ninfee" e le persone "cactus".

Le prime passano la loro vita "a mollo" nell'affetto altrui: sanno farsi voler bene, questo è ovvio. Ma la presenza costante di questo affetto fa di loro persone incapaci di goderselo, di apprezzarlo. E finiscono col "far marcire" sentimenti, esperienze, relazioni.

I cactus, sappiamo tutti, non hanno bisogno di acqua, al contrario delle ninfee che vi vivono dentro.
Sanno stare mesi senza alcun tipo di nutrimento.
Ma quando la pioggia arriva, anche una singola goccia è goduta come se fosse l'ultima e ritempra la pianta sin nel profondo delle radici.
Il vento e la sabbia del deserto in cui vivono li sferza e non li scalfisce. Loro stanno lì.
E tra l'altro, alcuni cactus, si prestano bene alla fermentazione, producendo ottimi liquori :)

Questo è la persona cactus (tranne che per la fermentazione!).
E quando il "nutrimento" arriva, il cuore rinasce.
L'anima si sazia.
L'anima ringrazia.

Perchè non si vive di sola acqua...