martedì 31 dicembre 2019

Preso blu

Adele è seduta davanti a me mentre scrivo questo post e fa le bolle di saliva con la bocca. Lei è un cuor contento, una barca nel bosco in questa famiglia strampalata, e mi ha quasi convinta a non scrivere un bilancio di fine d'anno pesantone. Però il 2019 è stato un anno pesantone e mi ha insegnato un mucchio di cose

Quest'anno:

- mi sono laureata in scienze religiose e ho imparato a dirmi "brava". Questa foto è l'unica frivolezza che mi sono concessa riguardo questo traguardo. Non mi sono riconosciuta tutto il merito che avrei dovuto, ho banalizzato la fatica e il risultato che ho portato a casa, ma porca troia sono stata brava! Non me lo sono mai detta abbastanza, ma sono brava. 
[Si, brava, brava. Mi raccomando, però, non raccontare che, con la tua consueta lungimiranza, hai scelto di discutere la tesi sull'argomento meno spendibile del mondo, ovvero la pedofilia nella chiesa cattolica. Non impari mai. Capra.]
- E' nata Adele, e Sara aveva poco più di due anni, e ho imparato che una strada la si trova sempre, altrimenti la si inventa. Ho pure imparato che, anche quando ti sembra di non uscirne, poi ne esci.
- Ho studiato e letto molto (ho tenuto il conto: 39 libri!) ed ho imparato che è una cosa di cui non posso fare a meno. 
- Ho conosciuto il femminismo inclusivo ed ho imparato che non voglio più farne a meno.
- Ho conosciuto la body positivity ed ho imparato a rispondere "grazie" quando ricevo un complimento, senza sminuirmi; ma anche a dire "dovresti vergognarti" a chi si sente in diritto di fischiare ad una sconosciuta per strada.
- Ho ricominciato a scrivere sul blog ed ho imparato a propormi, a chiedere collaborazione a persone che stimo e a zittire l'impostore che vive in me e si alimenta del mio complesso di inferiorità. WordPress non ho ancora imparato ad usarlo ma ce l'ho sulla lista delle cose da fare.

Quindi, ciao 2019 pesantone. 
Grazie. 
Ti vorrò sempre bene.

martedì 24 dicembre 2019

"Anche a te e famiglia". Guida galattica per sopravvivere alle festività.

Vi vedo.
Vi vedo seduti sul cesso con il cellulare in mano, la rubrica aperta sul numero di vostra madre, che cercate una scusa plausibile per saltare il cenone della Vigilia/pranzo di Natale. E' troppo tardi per qualunque virus intestinale. Ed anche fingersi morti non è una buona idea. Che fare?
Ecco la mia guida galattica per sopravvivere (quasi) a tutto ciò che più vi fa odiare le feste.

1. Le cene "vediamoci così ci facciamo gli auguri".
Lo so, il peggio ormai è passato, dato che oggi è il 24 ma la domanda è lecita: perché organizzare serate con persone che abbiamo evitato di vedere per un anno intero? Perché queste persone, improvvisamente, non possono più fare a meno di consumare un pasto con noi? 
Il mio consiglio è negarsi, sempre negarsi, fortissimamente negarsi e non cedere alle insistenze. Banalissimo, certo. Ma a volte è meglio ricordare che il tempo a nostra disposizione su questa terra è limitato: sarebbe preferibile non spenderlo cenando con degli stronzi.

2. Basta ai regali "basta il pensiero".
In questa categoria rientrano quei regali che ci sentiamo in dovere di fare. In genere è un gioco lose-lose che scontenta tutti, chi dona e chi riceve.

Anche qui non credo di scoprire l'acqua calda, ma l'unica cosa da fare è evitare di farli. Spesso questa tipologia di regali sono il frutto di circoli viziosi per cui "devo comprare qualcosa perché certamente riceverò qualcosa". Se saltate un anno, interromperete il circolo vizioso. In alternativa potete giocare d'anticipo e comunicare già a novembre che "quest'anno sarà un Natale all'insegna dell'essenzialità e non potrò permettermi di fare molti regali. Che ne dici di vederci solo per un caffè e farci gli auguri?". Eventualmente, ritornare al punto 1 per evitare anche di vedersi. 


3. La nonna che "allora, hai trovato il fidanzato?".
In questa fattispecie rientrano tutte le domande scomode fatte da qualunque parente di ordine e grado. A titolo esemplificativo e non esaustivo:
- Quindi convivete, e quando vi sposate?
- Quindi vi siete sposati, e quando fate un bimbo?
- Quindi avete un bimbo, e quando gli fate la compagnia?
- Ah! Due femmine? Allora bisogna fare il maschietto!
Università edition 
- Quanti esami ti mancano?
- Quando ti laurei?
Fatphobia edition
- Ma tuo marito quando lo metti a dieta?
- Ma mangi? Sei così sciupata!
- Ma tuo marito ti fa mangiare?
- Ma questo lo puoi mangiare? Ma non eri a dieta?
Fuori sede edition
- Ma quando torni in Italia?
- Ma quindi vivrete sempre lì?
In questa TED Talk dal titolo "12 verità che ho imparato sulla vita e sulla scrittura", Anne Lamott dice:

<<ricordatevi che in tutti i casi  è un miracolo che ognuno di noi sia stato specificamente concepito e sia nato.  La Terra è la scuola del perdono. Si inizia perdonando se stessi,  e poi si potrebbe anche continuare al tavolo della cena.  In questo caso, potete farlo con un paio di pantaloni comodi.>>

E io credo che non ci sia niente da aggiungere.

4. Mangio ancora due pistacchi.
Quando siete seduti a tavola a mangiare l'anima de li mortacci di chi vi vuole male, fatelo restando presenti a voi stessi. Mangiate in consapevolezza, come direbbe Thich Nath Hanh, assaporate il cibo della festa e godete della compagnia di chi vi siede accanto (eventualmente, puntate la persona più simpatica che conoscete o quella che conoscete meno; il vino farà il resto). E quando i pasti luculliani saranno finiti, non fatevi del male, non pesatevi. Tanto è (quasi) tutta acqua. Non è un'emergenza, ma rientrerà presto.

5. Il martedì più lunedì della storia.
Settembre è il nuovo gennaio e gennaio è una merda perché ha 31 giorni sul calendario ma ne ha 56 percepiti. Non finisce mai. Si torna a lavorare dopo le feste e niente, per questo non riesco proprio a mettere insieme un consiglio sensato perché quest'anno sono presa male da morire anche io. La mia strategia è mantenere un profilo basso almeno fino a fine mese, come rispose una responsabile delle risorse umane qualche anno fa a chi le chiedeva di organizzare un tavolo di lavoro alle 16:30 di un grigio venerdì di inizio anno. Se avete suggerimenti, fatemeli avere.

martedì 17 dicembre 2019

Have no FoMO

La scorsa settimana ho raccontato qui della mia indigestione di contenuti digitali e mi sono domandata "ma non è che, niente niente, sei vittima di Fear of Missing Out?" (la paura di perdermi qualcosa, di restare indietro sulle novità che circolano in rete). E mi sono anche risposta che no, non è FoMO, è altro, e magari ne parlerò in un altro momento. 
Ad ogni modo, per concludere il discorso, vi presento i miei sequestratori digitali, perché le cose belle ed interessanti vanno diffuse e fatte conoscere. Come un #followfriday ma di martedì.

  • Comincio col botto (perché spulciare il loro profilo vi porterà via già un mucchio di tempo) e vi segnalo il profilo IG di @Tlon, la casa editrice/scuola di filosofia fondata da Maura Gancitano e Andrea Colamedici. Di Maura e Andrea suggerisco anche (ma che dico, consiglio accoratamente) il podcast in due serie registrato per Audible* dal titolo "Scuola di filosofie del XX secolo", "un viaggio nella meraviglia del pensiero**" per mostrare come il nostro modo di vivere e di concepire il mondo sia il risultato della filosofia di alcuni dei più grandi pensatori che abbiano solcato questa terra. 
  • profilo IG di @ImenJane che spiega l'economia come non ve l'ha mai spiegata nessuno. Recuperate le sue storie in evidenza sulla Brexit:  vi innamorerete di John Bercow (amatissimo Mr Speaker dimissionario) e della vicenda in sé che ha del surreale.
  • Sempre su Audible, recuperate l'ascolto de "Manuale per ragazze rivoluzionarie", scritto e letto da Giulia Blasi. Questo libro e la donna che l'ha scritto sono gli artefici del mio risveglio femminista. E' un manuale che dovrebbe leggere ogni donna, per dare un volto a quel disgusto che la pervade e al quale non sa dare un nome; ma è consigliatissimo anche agli uomini che, come noi, fanno parte di un meccanismo talmente radicato da non riuscire più nemmeno a scorgerne gli ingranaggi. 
  • Sezione Podcast: i podcast, così come gli audiolibri, non mi hanno mai attratta perché ero convinta di non avere il tempo per ascoltarli. Ho cominciato ad ascoltare qualcosa durante la mia seconda maternità, ed ho pensato bene di iniziare da "Veleno" di Pablo Trincia, (ottimo se stai aspettando un figlio) e poi non ho più smesso perché mi sono resa conto di fare diverse azioni meccaniche che non richiedono tutta la mia attenzione, durante le quali poter ascoltare queste storie. Mi si è aperto un mondo. Oltre a Veleno, appunto, che consiglio  fortemente (magari da ascoltare in un momento di equilibrio emotivo), consiglio "Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe" (da cui è nato anche un libro) di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri e "Copertina" di Matteo B. Bianchi.  Morgana e Copertina sono prodotti da storielibere.fm.
  • TED Talk: "TED è un'organizzazione no profit dedicata alla diffusione di idee, di solito sotto forma di brevi e potenti discorsi***". Oggi TED realizza conferenze invitando esperti dei più disparati settori. Quasi tutti i discorsi sono disponibili con sottotitoli in italiano. Alcune di queste talk sono state riviste e trascritte, dando vita a libri iconici come We all should be feminist di Chimamanda Ngozi Adichie.  
  • #Unminutodarte: un "format" originale su IG di Daniela Collu, alias @Stazzitta, che ci spiega l'arte in qualcosa più di un minuto ma in un modo davvero coinvolgente. Trovate tutte le puntate tra le sue storie in evidenza su Instagram.
  • Pupazzini: altro "format" originale ideato e realizzato su IG da Francesca Crescentini, alias @Tegamini, con l'ausilio di tutto il parco pupazzi di suo figlio Cesare. Francesca fa la traduttrice di libri e, in verità, offre servizi più culturalmente impegnati di Pupazzini (che resta comunque il mio preferito). Per esempio, puoi scriverle un messaggio Direct con i tuoi gusti letterari e lei ti risponde suggerendoti un libro, a volte in forma lunga con una puntata di "Librini Tegamini", a volte in forma breve con un messaggio privato. Inoltre recensisce le novità letterarie o i libri che ha tradotto e consiglia audiolibri da ascoltare. 
  • #Tispiegoildato: un altro contenuto originale, questa volta ideato e realizzato su IG da Donata Columbro, alias @Dontyna. Donata è un'attivista, esperta di datajournalism, specializzata in strategie di comunicazione per coinvolgere e far crescere la tua comunità attorno a un'idea o a un prodotto****, è un'amica e, praticamente, la mia spacciatrice ufficiale di contenuti interessanti (libri, film, profili, newsletter, blog, cartoni animati, serie televisive). Ha creato #tispiegoildato per aiutare le persone ad interpretare dati, grafici e tabelle usati in giornalismo. In sostanza, il suo è un servizio educativo e sociale perché, in un contesto pluralista come la rete, non è facile destreggiarsi tra le notizie. Una volta trovare una notizia su un quotidiano era, di per sé, sinonimo di autenticità dell'informazione e di credibilità della fonte, oggi non è più così (e il quotidiano Libero fa scuola in questo, solo per citarne uno) e, dunque, riuscire ad interpretare correttamente un dato diventa fondamentale per non diffondere panzane e populismi di sorta. 
Attenzione: i consigli presenti in questo post possono provocare la Sindrome di Stoccolma digitale. Usare con cautela.

*Su Audible c'è la possibilità di effettuare 30 giorni di prova gratuita. No gifted, no ADV, ma PAGATO BY ME.
**Parola di Maura e Andrea.
***https://www.ted.com/
****https://donatacolumbro.it/

martedì 10 dicembre 2019

La nausea.

I social network sono un luogo virtuale dall'appetito pantagruelico: ti attirano con un certo numero di contenuti più o meno interessanti e poi ti fagocitano. L'enorme quantità di contenuti a cui desidero prestare attenzione prosciuga una parte consistente delle mie energie lasciandomi con un grande senso di nausea; e non parlo di una sensazione metaforica ma di un vero e proprio malessere fisico. C'è troppo di tutto e io sono diventata bulimica di contenuti, se così si può dire. 
Da un lato sono completamente rapita da alcuni profili che mostrano vite praticamente perfette sono ogni aspetto*. Pur non essendo un'ingenua, ad un certo punto sono arrivata a pensare di esser l'unica a pagare un mutuo. D'altra parte sono anche molto attratta dai profili che offrono prodotti culturali anche di un certo spessore. Tra il serio ed il faceto lasciavo che il tempo mi scorresse letteralmente tra le dita finché, appunto, la nausea non mi investiva.
Non frequento abbastanza i nativi digitali e, quindi, non posso esprimermi su di loro, ma ho notato che i non nativi digitali come me fanno un po' fatica ad ammettere di avere un problema (una dipendenza?) da social network. Sono sempre gli altri ad avere sempre il telefono in mano: i figli degli amici o, più in generale "i giovani", i colleghi, i genitori sessantenni e così via. 
Credo che metà della soluzione sia ammettere di avere un problema, quindi ho deciso di analizzare la situazione e smettere di puntare il dito ammettendo, anzitutto a me stessa, che facevo un uso esagerato dei social network. E non parlo tanto di Facebook (che ho accantonato già da tempo perché è diventato una cloaca di cinquantenni, di livorosi e di cinquantenni livorosi -ecco, sono sempre gli altri-), ma piuttosto di Instagram.
Ho dato il via, così, ad un digiuno digitale ricorrente: grazie ad una funzione presente sull'Iphone (la trovate sotto impostazioni/tempo di utilizzo, se vi interessasse), ho limitato l'uso di tutte le applicazioni categorizzate come social network, ogni giorno dalle 21:00 alle 09:00, facendo digiuno completo ogni lunedì (quindi, non accedendo a nessun social dalle 21:00 di ogni domenica alle 09:00 di ogni martedì).

Ecco le mie considerazioni dopo i primi due mesi di disintossicazione.
1) Il primo effetto che ho ottenuto è stato del tutto inaspettato: meno uso i social e meno li userei. Contrariamente a quanto avrei immaginato, anche quando la limitazione non è attiva, non desidero accedere voracemente alle applicazioni incriminate.
2) Non ho voluto iniziare banalmente con questo effetto, ma va da sé che il tempo a mio disposizione è cresciuto esponenzialmente. Ed io lo uso in maniera più o meno produttiva a seconda del mio umore. Certo è che, nessuno dei rimpiazzi che ho trovato, mi ha dato (ancora) quella sensazione di nausea.
3) Iniziare la giornata ascoltando la radio o un podcast o leggendo un articolo di giornale invece di spulciare le storie su IG, mi aiuta a centrarmi, a focalizzare la mia attenzione. Inoltre, facendo maggiore attenzione mentre consumo la colazione, mi viene fame meno prepotentemente durante la mattina. 
4) Fare digiuno ha aumentato il mio senso di colpa quando accedo ai social, un po' come quando sei a dieta e desideri sgarrare ma non lo fai perché sai quanta fatica hai fatto e non vuoi vanificare lo sforzo. Questo senso di colpa ha fatto sì che io diventassi più selettiva nella scelta dei contenuti di cui usufruire, perché il tempo che voglio dedicare ai social è poco e quindi voglio imparare qualcosa quando li utilizzo. 
5) Come conseguenza del punto precedente e grazie al misterioso algoritmo di Marko, appaiono sul mio feed sempre più contenuti effettivamente interessanti che propongono buoni prodotti culturali. Comunque, indugio ancora in frivolezze, di tanto in tanto.
6) Ultimo, ma non per importanza, vorrei puntualizzare che non ho fatto davvero tutta la fatica che pensavo privandomi dei social. Faccio molta più fatica a privarmi della Nutella, per dire.


*Mary Poppins

martedì 26 novembre 2019

La verità, vi prego, sulla maternità. B come Bambino.

Ovvero di come diventano tutti monotematici quando una persona si riproduce.
Ed è una tendenza che valica i confini di genere: che tu sia uomo o donna, non resisterai all'impulso di fare domande che in altre occasioni non faresti mai, se non dinnanzi ad un genitore che spinge un passeggino.
Nulla di strano o di inusuale, e la maggior parte dei genitori che conosco sono felici di descrivere nel dettaglio lo stato delle feci del proprio figlio. Però qualche volta non è così. E adesso dirò una grande verità dimenticata, ma così profonda da essere banale: la maternità e la paternità sono pesanti. Non sempre, ma certe volte ti senti talmente sopraffatto da quel cosino che non supera i 4 kg, che non hai voglia di parlarne sempre.
Come potrete immaginare, io l'ho sofferta parecchio questa cosa, quindi ho creato un codice di comportamento che tengo con le neo mamme ed i neo papà che recita pressappoco così:
1) Non fare mai domande al plurale. Questo si traduce nel fatto che non chiedo mai cose del genere "come state?" oppure "avete fatto i vaccini?", e via discorrendo. Credo che, soprattutto le mamme, abbiano bisogno di tornare al più presto ad essere considerate come donne, anzitutto, persone individuate differenti dalla creatura che hanno messo al mondo. Questo processo di ritorno alla normalità deve necessariamente iniziare dal linguaggio che usiamo. 
2) Non fare domande sul sonno. Non chiedere mai cose del genere "è bravo? dorme?" oppure "riuscite a dormire?". A me, queste domande scatenavano sempre una grande frustrazione a causa delle reazioni che ricevevo alle mie risposte. In generale, se un bambino dorme, vieni redarguita sull'enorme fortuna che ti è toccata, fortuna a cui, comunque, è meglio che non ti abitui perché è destinata a terminare presto. Se il bambino non dorme, invece, scatta l'ansia da prestazione perché se non dorme, è quasi certamente, colpa tua, succede a causa di qualcosa che fai o non fai. Le donne e gli uomini che hanno appena avuto un figlio non hanno bisogno di dosi extra di ansia. In fondo, che dorma o meno, non verranno certo a dormire a casa vostra. State sereni e non asciugate il prossimo. Su questo argomento ci tornerò sù presto.
3) Non fare affermazioni come "mi sembri stanca/o" oppure "mamma mia come sei pallida/o". Nella mente di chi vi ascolta si accende immediatamente l'idea di essere un cesso a sonagli e questa bassa considerazione di se stessi non è di aiuto a nessuno, men che meno ad una persona che sta dedicando ogni sua energia ad un esserino gorgogliante. 
4) Spostare il focus dell'attenzione dal passeggero al pilota. Tanto se il pilota ha desiderio di parlare del passeggero, troverà il modo di inserirlo nel discorso e a voi non resta che stare ad ascoltare avendo cura di non tenere un atteggiamento giudicante.

Ce la possiamo fare a farcela?

martedì 19 novembre 2019

A Natale puoi?

Nel momento in cui scrivo, mancano esattamente 37 giorni a Natale. Se siete già in crisi per i regali, ricordatevi che tra pochi giorni verrete investiti dalla follia del black friday e potrete acquistare oggetti brutti che non avreste mai comprato solo per il motivo che sono scontati dell'11%.
In alternativa, vi spaccio i miei consigli per gli acquisti natalizi: roba che sarei super mega ultra felice di ricevere ma che (quasi certamente) non troverete ribassati il 29 novembre.

Faccio immediatamente coming out e vi annuncio che, a mio avviso, i libri (insieme ad i viaggi) sono le cose per cui vale sempre la pena spendere del denaro. Ricevere libri in regalo mi rende enormemente felice. I libri e i vinili mi rendono felice, ma questi ultimi sono già un po' meno mainstream. 
Nel 2019 (complice anche la gravidanza anticipata che mi ha messa a riposo) mi sono dedicata all'impresa di sfoltire l'elenco dei libri della  libreria che non avevo ancora mai aperto. Così tanto da leggere e soli due occhi. Alcune cose che ho amato moltissimo, in ordine sparso:
- ... Che Dio perdona a tutti - Pif;
- Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perché il femminismo ci rende felici - G. Blasi;
- Sapiens. Da animali a Dèi. Breve storia dell'umanità - Y. N. Harari; 
- Invidia il prossimo tuo - J. Nivel;
- Istruzioni per diventare fascista - M. Murgia;
- Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe - M. Murgia e C. Tagliaferri;
- Liberati della brava bambina - M. Gancitano e A. Colamedici.

Alcuni libri che ho messo in whishlist (davvero, sono solo alcuni, perché ho una lista dei desideri vergognosamente lunga):
- Lezioni di meraviglia - M. Gancitano e A. Colamedici;
- La società della performance. Come uscire dalla caverna - M. Gancitano e A. Colamedici;
- Non sono sessista, ma... Il sessismo nel linguaggio contemporaneo - L. Gasparrini;
- Il maestro e Margherita - M. Bulgakov;
- Identità - F. Fukuyama;
- Un figlio è poco e due son troppi. Diario di una mamma - A. Massera;
- Attraversare i muri - M. Abramovic;
- Un titolo qualunque dal catalogo di Ippocampo Edizioni. Davvero, uno qualunque. Sono uno più bello dell’altro. Io ho perso la brocca (tra gli altri) per questo.

Qualche altra ideuzza:
- un po' per tutti, siccome Greta ci vede e ci giudica, un bel dispositivo e-reader (mi raccomando, che sia retro illuminato. Ascoltate una cretina). E se il dispositivo c'è già, un bel buono per l'acquisto di e-book;
- Per chi è stressato, anche a causa dei temi fatphobia e body acceptance, il coloringbook di Belledifaccia;
- Per chi non vive senza agenda, il bujo nella versione weekly o daily di InchiostroandPaper;
- Per chi viaggia molto (ma anche no), abbonamento ad Audible (ho scoperto gli audiolibri e sono una vera figata. Io li ascolto mentre mi alleno, guido o porto a passeggio Adele nel passeggino);
- Per i make-up addicted, tutti i prodotti di Espress-oh sono ideati e realizzati in Italia e profumano di caffè! 
- Per gli esauriti proprio come me, un buono per una spesa su Cortilia. Secondo me è un servizio da provare, una volta nella vita;
- Per chi ha il culo pesante, ma anche per chi è stufo del solito allenamento in palestra e cerca una disciplina che appassioni e un luogo in cui trovare una famiglia, 10 ingressi per praticare Crossfit. Il Crossfit è un allenamento che prepara alla vita di tutti i giorni e si pratica in luoghi appositi chiamati box. Io vado qui: i coach sono preparati as fuck e chi lo frequenta è super carino e preso bene.

In ultima istanza, desidero spezzare una lancia in favore dei buoni acquisto e delle liste dei desideri. Non è vero che se regali un buono o compri un oggetto da una lista dei desideri non hai voglia di sbatterti. Io credo che siano due strumenti che semplificano un sacco la vita, ti fanno risparmiare denaro ed evitano che il tuo bel regalino finisca alla pesca di beneficenza di Natale della parrocchia.

Bonus track: se dovete fare un regalo ad una neo mamma, non fatele un regalo destinato al suo neonato. Evitate di farle pensare che, dopo la gravidanza, non se la cagherà mai più nessuno se non in quanto entità da cui l'infante ha avuto vita. Portatele del cibo, piuttosto. 

Credo di aver scritto il post più lungo da quando ho ricominciato a frequentare il blog per cui, mio malgrado, lo chiudo qui. 
Se volete altre idee, scrivetemi. Scrivetemi anche se ne avete voi, così condividiamo. Sharing is caring

martedì 12 novembre 2019

La verità, vi prego, sulla maternità. A come Allattamento.

Il punto di vista sull'allattamento è come il buco del culo: tutti ne hanno uno e sono convinti che non puzzi. E credo che dipenda dal fatto che è comune pensare che il corpo femminile sia un bene pubblico su cui si è legittimati ad esprimere la propria opinione. 
Ho raccolto un po' di commenti e domande che mi sono sentita fare, a fasi alterne, negli ultimi tre anni o che mi hanno riferito le mie amiche. 
Già sento la vocina di mia madre che dice "eh, ma come sei! Ma non ti si può dire niente! Ma di cosa bisognerebbe parlare con te?"
Posto il fatto che non è obbligatorio fare discussione con chicchessia, che le relazioni umane sono altamente sopravvalutate, c'è qualcuno che crede davvero che l'unica cosa di cui si può parlare con una donna adulta che passa la maggior parte del suo tempo con un infante che, nella migliore delle ipotesi, ride e gorgheggia, sia lo stato di salute del suo seno? 

Ci sono alcune domande che, semplicemente, non andrebbero fatte perché inopportune ed invadenti; a questa categoria appartengono tutti i quesiti posti a vario titolo sulla quantità/qualità del latte materno e dell'allattamento, ad esempio "ma lo allatti ancora?", oppure "ma lo allatti tu?", o ancora "ma latte ne hai?". 
Poi ci sono tutti i commenti che andrebbero evitati come l'ombretto azzurro; a questa seconda categoria appartengono, ad esempio, tutte quelle battute per un cazzo simpatiche in cui si accosta la donna in questione ad una mucca. Non pronunciatele, non fatelo mai. E' avvilente e offensivo e imperdonabile.
Al terzo posto, troviamo tutti i suggerimenti di vita di chi parla per esperienza oppure di chi non avendo mai messo al mondo neanche un rutto, parla per sentito dire o perché ha letto un articolo sull'allattamento su Diva&Donna. A questa categoria appartengono tutte le frasi come "non dovresti allattarlo per più di sei mesi perché poi non te lo stacchi più", oppure "dovresti allattare almeno fino al compimento del diciottesimo anno di età", o ancora "non attaccarlo sempre altrimenti ti scambia per un ciuccio". 
E, dulcis in fundo, troviamo tutti i commenti definitivi, quelli che non danno speranza nel futuro, ma neanche nel presente, ad esempio "si vede che non hai più abbastanza latte", oppure "il tuo latte è diventato acqua" oppure ancora "il seno di una donna non torna mai più come prima, dopo aver allattato" (famo a capisse: ammesso e non concesso che sia vero, quale benessere cerchi di trasmettere ad una donna -spesso- già in piena crisi esistenziale a causa del suo aspetto fisico, dandole una notizia simile?)
Se mai nella vita aveste l’ardire di farvi sfuggire una di queste frasi dalla bocca, che abbiate un seno in grado di allattare o meno, provate a mordervi la lingua perché pronunciarle ha la stessa utilità di una scoreggia in una bottiglia: nessuna. 


martedì 5 novembre 2019

Corso (pre)matrimoniale (semi)serio. Pt.4 - Consortium totius vitae.

"[...] l'unico equilibrio che si riesce a trovare è un compromesso reciproco: ogni partner accetta un aspetto dell'altro che a monte non avrebbe mai accettato, e questo diventa la scusa per dare sfogo alla propria parte peggiore.”*

Consortium totius vitae non è (solo) la formula latina che porterà al suicidio annunciato della rubrica meno richiesta del web ma è la ricetta più completa che ho trovato per porre rimedio a quella profonda, insana, insensata vocazione di ciascuno di noi a voler rendere un inferno la vita di colui o colei che ci sta a accanto. 
Consortium totius vitae, altrimenti detto unione di tutta la vita 'finché morte non ci separi'. 'E se qualcuno non è d'accordo, parli ora o taccia per sempre', solo nei film. 
Unione nel tempo ('finché morte non ci separi', appunto), ma anche unione nello spazio, e nei modi, e negli intenti. Unione come volontà di fare ed essere storia insieme. Trovare sempre un modo, cercare insieme la strada ed insieme inventarla, se non c'è. Trovare un equilibrio personale che sia parte di un equilibrio di coppia, il quale a sua volta sia il baricentro di un equilibrio personale. Trascorrere del tempo durante il quale fiorire come persone, per essere uomini e donne felici. Felici davvero, avendo ricoperto tanti ruoli senza essersi completamente identificati con nessuno di essi. 
Dunque, eccoci giunti al punto. Se stai progettando un futuro insieme a qualcuno, dovresti dirgli cosa ami, chi frequenti, e come passi il tuo tempo quando non sei con lui; e dovresti anche dire che alcune di queste cose e persone rimarranno nella tua vita anche dopo. E se sei una persona abituata a farti assorbire dall'altro (e se lo sei, tu lo sai), dillo forte a te stesso che ci sono delle cose e delle persone che ami che resteranno nella tua vita anche dopo il gran circo matrimoniale. 
Non ho mai creduto che (in amore) 'gli opposti si attraggono', ma avere passioni diverse è possibile, se non addirittura necessario, affinché si possa rimanere soggetti individuali ed individuati.
Insomma, c’è vita dopo il matrimonio. E non è niente male.


*M. Gancitano - A. Colamedici "Liberati della brava bambina"



martedì 29 ottobre 2019

La verità, vi prego, sulla maternità. Le sette frasi che non voglio più sentirmi dire.

Riporto, in ordine sparso, le sette frasi più irritanti che mi sento dire più frequentemente e che non vorrei sentire più. 

1) Ma come è possibile che non ti piaccia allattare? 
Ma com'è possibile che tu senta il dovere di dare la tua opinione su questo aspetto? Questo è il dilemma. 

2) Hai due femmine? Povero papà!
No, povera me, che sarò presa per il culo da tutta la famiglia mentre mio marito sarà l'uomo più amato della terra, con tre donne che non avranno occhi che per lui. 

3) Hai due femmine? E quando fai il maschietto?
Pensavo di farlo quando la gente smetterà di farmi questa domanda stronza. Quindi mai.

4) Ma esci da sola? Allora stasera Marco farà il mammo! Poverino!
No, Marco non fa il mammo. Marco è un papà che passerà la serata a casa con le sue figlie e questa prospettiva non lo fa sentire menomato, abbandonato, disperato o usurpato in qualche modo della sua virilità.

5) Non ti offendere, ma tua figlia somiglia tutta a tuo marito!
Questa, davvero, me la dovete spiegare. Ma per quale motivo dovrei offendermi se le mie figlie somigliano all'uomo con cui le ho concepite? Non sarebbe peggio se somigliassero al panettiere? Tra l'altro, Marco è anche un bell'uomo, per cui proprio non capisco quale sia il problema. Inoltre, se pensi che quello che stai per dirmi potrebbe offendermi in qualche modo, perché me lo dici ugualmente? Perché non ti fermi? 

6) Ma è una femmina? Ma è vestita di blu! 
Sì, a noi piace confondere le persone nella speranza che si indispettiscano e smettano di farci sapere come la pensano su come vestiamo le nostre figlie.

7) E' troppo furba/sveglia/piagnucolona/ruffiana/..., è proprio femmina!
No, è un essere pensante con carattere da vendere. C'è talmente tanto di sbagliato in questa frase che si commenta da sola.

Quali sono le vostre?

martedì 22 ottobre 2019

La verità, vi prego, sulla maternità. Quello che le ostetriche non dicono.

Io lo so che nessuno ve lo ha mai detto. E lo so perché nessuno lo aveva mai detto a me.
Lo so che vi hanno convinte che fosse sufficiente avere la borsa per l'ospedale pronta nel bagagliaio dell'auto. So anche quanto possono avervi assillato circa l'importanza di preparare adeguatamente il 'nido' (🙅). Ma sono quasi sicura che nessuno vi abbia detto questo: prima che la prole sia a casa, stilate un elenco dettagliato dei vostri bisogni primari ordinati per priorità.

Sapere esattamente cosa fare quando si ha una finestra temporale libera limitata è FON DA MEN TA LE. Perché, per quanto vi sentiate 'sul pezzo', ci saranno momenti in cui vi troverete a pensare "Ok, ho 15 minuti. Cosa faccio? Mangio qualcosa o faccio la cacca?" Oppure "Schiaccio un pisolino o mi lavo i capelli?". Posso garantirvi che non è una stupidaggine, perché mentre siete lì che cercate di capire cosa fare nel tempo di un micro sonnellino di vostro figlio, i minuti finiscono prima che abbiate deciso. 
Nella lista mettete tutto ciò che ritenete importante: l'igiene personale, bisogni fisiologici, intrattenimento: farsi una ceretta o leggere due pagine di una rivista può essere essenziale tanto quanto mangiare un panino.

BONUS TRACK: anche se non hai figli o se ne hai ma non li hai partoriti tu o se li hai ma hanno ampiamente superato l'età in cui starebbero in braccio a te anche mentre fai la pipì, prova a fare lo stesso questa classifica, chissà che non ne escano considerazioni interessanti sulla tua vita.
SPOILER ⇒ se la cacca avesse la priorità su tutto, io un po' vi capirei 💗.

martedì 15 ottobre 2019

Corso (pre)matrimoniale (semi)serio. Pt.3 - Andate e moltiplicatevi. Ma anche no.

Per un po' di tempo ho rimandato la scrittura di questo post: lo so che prima o poi avrei dovuto affrontare "il drago", ma ero bloccata dalla certezza che come scrivi, scrivi, con l'argomento 'genitorialità', finisci sempre per sbagliare. Il rischio principale è quello di ferire qualcuno oppure quello di dire delle banalità imbarazzanti. Sono certa che commetterò entrambi gli errori e me ne scuso in anticipo .
In un percorso di avvicinamento al matrimonio, avrei voluto che qualcuno mi ponesse alcune questioni perché, soprattutto in ambiente cattolico, la genitorialità è data per scontata; ciò che non è scontato, però, è  che si parli di genitorialità consapevole. Con la volontà di essere, se non proprio buona, quanto meno indelicata possibile, elenco 5 domande da porsi sull'argomento prima di decidere di sposarsi:

1) "Vuoi figli?"  Se volete figli va bene; se non volete figli, va bene; ma parlatene e trovate un accordo. Mettere al mondo una progenie, non vi rende persone di serie A; non mettere al mondo una progenie, non vi rende persone di serie B;
2) "Quanto è trattabile la tua posizione?"  Se non siete d'accordo sull'argomento, dedicatevi con parsimonia all'opera di convincimento dell'altro/a. Solo gli stupidi non cambiano mai idea, è vero, ed io stessa ne sono la prova, però ciascuno di noi sa quando la battaglia è ancora aperta e quando, invece, le sorti del conflitto sono segnate. Valutate anche l'ipotesi che l'altra persona non cambi idea sull'argomento;
3) "Che facciamo se...?"  Confrontatevi anche sulle ipotesi peggiori, chiedetevi in tutta onestà cosa pensate che fareste (perché è certo, che non potete sapere esattamente come vi comportereste nella situazione concreta) nel caso in cui i figli desiderati non arrivassero, o i figli indesiderati arrivassero o, ancora, qualora i figli desiderati arrivassero ma non in condizioni di salute ottimali. Non è questione di fare i profeti di sventura ma di prendere in esame tutte le possibilità perché è sul realizzarsi di queste possibilità che si gioca la stabilità della coppia e la salute psicofisica delle persone;
4)  "Come ci organizzeremo quando...?"  Se vi trovate d'accordo sulle tre precedenti domande e decidete di volere figli, fatevi un'idea, seppur vaga, di come intendete organizzare la vita famigliare con l'arrivo dei bambini. Non dimenticatevi, né come singole persone né vicendevolmente, in favore di un totale assorbimento da parte degli eredi;
5) "Come ci comporteremo nel caso in cui...?"  Confrontatevi su come intendete crescere i vostri figli. Se entrambi arrivate da un ambiente educativo comune, discuterne può essere un buon punto di partenza. Questo aspetto diventa, però, quanto più importante tanto più è diverso il contesto da cui provenite, anche se una persona, da questo contesto, si può sempre affrancare. Credo che procedere per tentativi, fare domande anche sciocche e prevedere scenari sia l'unico modo per sviscerare la questione.


lunedì 7 ottobre 2019

Corso (pre)matrimoniale (semi)serio. Pt.2 - A letto con il nemico.

≪Abbiamo quasi finito. Domanda numero 8: "Pone condizioni al matrimonio?≫
≪Sì, che Marco non voti mai Berlusconi.≫
≪Ah ah ah!≫

Io ero serissima, ma il sacerdote non colse l'urgenza di quella risposta.
Correva l'anno 2013, io e Marco ci saremmo sposati da lì a pochi mesi, e come tutti coloro che intendono sposarsi con rito cattolico (ALERT sarcasmo), passammo la nostra relazione al vaglio dell'indagine istruttoria.
Io non ricordo le altre domande, né tanto meno le risposte che diedi, fatta eccezione per il quesito n°8. Dietro questo responso apparentemente cazzone, si celava la necessità di sapere che tipo di uomo stavo per sposare.
Anche se hanno tentato di farci credere il contrario, la politica non è una cosa astratta e lontana dalle persone, è qualcosa di estremamente concreto, che impatta fortemente sulla nostra vita, anche famigliare. Lo spiega bene Giulia Blasi nel suo libro "Manuale per ragazze rivoluzionarie" (per il quale ho una specie di ossessione, in questo periodo). Dice Giulia: 

"Non tutti abbiamo la predisposizione all'attivismo, ma tutti possiamo fare scelte politiche. Di fatto, ogni giorno compiamo scelte politiche di qualche genere. Si può dire tranquillamente che la nostra intera esistenza su questo pianeta è politica, anche se non ce ne rendiamo conto".

L'orientamento politico riflette lo stile di vita ed il mondo interiore delle persone; per questo, a mio avviso, non puoi dire di conoscere bene qualcuno finché non sai come si comporta in cabina elettorale. Oddio, qualche sospetto può anche venirti: se parli da stronzo, non puoi essere una zucchina.
Solitamente, sono due le domande a cui un italiano non accetta di rispondere: quanto guadagni e cosa voti. Si può condividere qualunque nefandezza ma non l'orientamento politico. Però io vi inviterei ad indagare questo aspetto, anche se la politica non sarà mai argomento di discussione tra le mura domestiche. Hai visto mai che pensi di stare con Sbirulino e invece ti ritrovi sposato con Pinochet.

lunedì 30 settembre 2019

Corso (pre)matrimoniale (semi)serio. Pt.1 - Un'estate fa la storia di noi due.

Andare in vacanza con due bambine molto piccole significa camminare per ore in riva al mare spingendo un passeggino. A questa fatica bisogna aggiungere il disagio di dover, in qualche modo, posare lo sguardo sui natanti con gli slippini. Avete capito bene: sto parlando dei costumi striminziti da uomo. 
Ne affianco uno e penso "io non vorrei mai svegliarmi a fianco di uno che al mare indossa lo slippino". Ma poi ho anche pensato "immagina se la compagna di questa persona non conoscesse questa sua passione per l'orrido e se lo trova così in viaggio di nozze. Stai prendendo il sole sulla tua spiaggetta privata davanti alla barriera corallina maldiviana e, ad un tratto, come un pugno nello stomaco, spunta dietro di te quest'uomo con il costumino bianco. Stenti a riconoscerlo, ma è proprio tuo marito e lo sai perché "l'essenziale è invisibile agli occhi, ma il cuore invece no non può ingannarti*". A quel punto cosa puoi fare? La frittata è fatta".
Da questo scenario triste, dai risvolti sanguinolenti, nasce l'idea per questa rubrica semi seria. Senza la pretesa di essere esauriente, proverò a trattare alcuni temi che le coppie dovrebbero affrontare prima di decidere se passare la vita insieme ma che, troppo, davvero troppo spesso, non vengono trattati, dando origine ad un enorme dispendio di tempo, energie e denaro.
Perché certe relazioni sono come la fine dell'estate, quando puoi incrociare sullo stesso marciapiede il tizio con i bermuda e quello con il 100g, e constatare che entrambi sono stati precipitosi ed hanno capito troppo tardi di aver sbagliato abbigliamento.

*99 Posse - Sfumature. Che reference che vi dono!

lunedì 23 settembre 2019

Un bambino alla volta

≪Sara si lamenta perché è femmina. Le femmine sono lamentose.≫
≪No, Sara si lamenta quando è stanca, come tutti. Hai detto una cosa profondamente sessista.≫
≪...≫
≪Sono sicura che tu sappia cosa cosa significa.≫
≪Veramente no.≫
≪Dire una cosa sessista significa dire qualcosa di offensivo nei confronti delle femmine. Anzi, in realtà il sessismo può essere rivolto tanto alle femmine quando ai maschi perché è la tendenza che abbiamo tutti, chi più, chi meno, a giudicare e a trattare le persone in modo diverso a seconda del loro genere. Ti è mai capitato che qualcuno ti dicesse, che so... di non piangere perché è una cosa da femmina? Ecco, quella è una considerazione sessista. Solo che le donne sono molto più colpite da questi giudizi perché viviamo in una situazione in cui le decisioni sono quasi sempre prese dagli uomini, il potere è tutto nelle loro mani. Capisci?≫
≪Credo di sì.≫
≪Vedi, a parte pochissime eccezioni, non esistono "cose da femmina " e "cose da maschio". E' avvilente dividere il mondo in questo modo.≫
≪Cosa vuol dire "avvilente"?≫
≪Significa "deprimente".≫
≪Mmm... però lo fanno tutti! Tutti dicono, per esempio, che il calcio è da maschi e la pallavolo è da femmine!≫
≪Ecco, e a te che il calcio neanche piace, come fa sentire quando te lo dicono e ti escludono dalle discussioni?≫
≪Mi fa arrabbiare!≫
≪Appunto. Sai, è importante scegliere bene le parole quando parliamo con gli altri, usare una parola piuttosto che un'altra non è indifferente. Le parole sono come dei ponti tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo. Se una cosa la dici e la ripeti, prima o poi si realizza, nel bene e nel male. Se dici a tua sorella che è lamentosa per il solo fatto di appartenere al genere femminile, è come se non le dessi possibilità di scelta. Capisci cosa voglio dire?≫
≪Sì però è difficile! Certe cose le dico senza neanche accorgermene! Mica le dico per cattiveria!≫
≪Lo so. Ci hanno fatto credere per millenni che esistessero cose da femmina e cose da maschi. Serviva alla specie umana per sopravvivere in un ambiente in cui era difficile stare. Ma anche se non viviamo più nella savana da decine e decine di secoli, questa credenza sbagliata fa fatica a scomparire.≫
≪E allora come si fa?≫
≪E come si fa? Si fa un bambino alla volta.≫