martedì 10 dicembre 2019

La nausea.

I social network sono un luogo virtuale dall'appetito pantagruelico: ti attirano con un certo numero di contenuti più o meno interessanti e poi ti fagocitano. L'enorme quantità di contenuti a cui desidero prestare attenzione prosciuga una parte consistente delle mie energie lasciandomi con un grande senso di nausea; e non parlo di una sensazione metaforica ma di un vero e proprio malessere fisico. C'è troppo di tutto e io sono diventata bulimica di contenuti, se così si può dire. 
Da un lato sono completamente rapita da alcuni profili che mostrano vite praticamente perfette sono ogni aspetto*. Pur non essendo un'ingenua, ad un certo punto sono arrivata a pensare di esser l'unica a pagare un mutuo. D'altra parte sono anche molto attratta dai profili che offrono prodotti culturali anche di un certo spessore. Tra il serio ed il faceto lasciavo che il tempo mi scorresse letteralmente tra le dita finché, appunto, la nausea non mi investiva.
Non frequento abbastanza i nativi digitali e, quindi, non posso esprimermi su di loro, ma ho notato che i non nativi digitali come me fanno un po' fatica ad ammettere di avere un problema (una dipendenza?) da social network. Sono sempre gli altri ad avere sempre il telefono in mano: i figli degli amici o, più in generale "i giovani", i colleghi, i genitori sessantenni e così via. 
Credo che metà della soluzione sia ammettere di avere un problema, quindi ho deciso di analizzare la situazione e smettere di puntare il dito ammettendo, anzitutto a me stessa, che facevo un uso esagerato dei social network. E non parlo tanto di Facebook (che ho accantonato già da tempo perché è diventato una cloaca di cinquantenni, di livorosi e di cinquantenni livorosi -ecco, sono sempre gli altri-), ma piuttosto di Instagram.
Ho dato il via, così, ad un digiuno digitale ricorrente: grazie ad una funzione presente sull'Iphone (la trovate sotto impostazioni/tempo di utilizzo, se vi interessasse), ho limitato l'uso di tutte le applicazioni categorizzate come social network, ogni giorno dalle 21:00 alle 09:00, facendo digiuno completo ogni lunedì (quindi, non accedendo a nessun social dalle 21:00 di ogni domenica alle 09:00 di ogni martedì).

Ecco le mie considerazioni dopo i primi due mesi di disintossicazione.
1) Il primo effetto che ho ottenuto è stato del tutto inaspettato: meno uso i social e meno li userei. Contrariamente a quanto avrei immaginato, anche quando la limitazione non è attiva, non desidero accedere voracemente alle applicazioni incriminate.
2) Non ho voluto iniziare banalmente con questo effetto, ma va da sé che il tempo a mio disposizione è cresciuto esponenzialmente. Ed io lo uso in maniera più o meno produttiva a seconda del mio umore. Certo è che, nessuno dei rimpiazzi che ho trovato, mi ha dato (ancora) quella sensazione di nausea.
3) Iniziare la giornata ascoltando la radio o un podcast o leggendo un articolo di giornale invece di spulciare le storie su IG, mi aiuta a centrarmi, a focalizzare la mia attenzione. Inoltre, facendo maggiore attenzione mentre consumo la colazione, mi viene fame meno prepotentemente durante la mattina. 
4) Fare digiuno ha aumentato il mio senso di colpa quando accedo ai social, un po' come quando sei a dieta e desideri sgarrare ma non lo fai perché sai quanta fatica hai fatto e non vuoi vanificare lo sforzo. Questo senso di colpa ha fatto sì che io diventassi più selettiva nella scelta dei contenuti di cui usufruire, perché il tempo che voglio dedicare ai social è poco e quindi voglio imparare qualcosa quando li utilizzo. 
5) Come conseguenza del punto precedente e grazie al misterioso algoritmo di Marko, appaiono sul mio feed sempre più contenuti effettivamente interessanti che propongono buoni prodotti culturali. Comunque, indugio ancora in frivolezze, di tanto in tanto.
6) Ultimo, ma non per importanza, vorrei puntualizzare che non ho fatto davvero tutta la fatica che pensavo privandomi dei social. Faccio molta più fatica a privarmi della Nutella, per dire.


*Mary Poppins

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