domenica 15 gennaio 2012

life

"La cosa più buffa era cercare di capire dove avevamo mollato i sassofonisti. Bobby Keys e Jim Price si spostavano di qua e di là in cerca del punto in cui trovare il suono giusto [...] In seguito finimmo per dipingere di giallo il cavo microfonico destinato alla sezione fiati. Se uno voleva parlare con loro seguiva il cavo giallo finché non li beccava".


Ladies&Gentleman: Keith Richards!
Ragazzi che storie ha da raccontarci quest’uomo. C’è da non crederci!
Ma procediamo con ordine.


"life" è l'autobiografia del genio sopracitato. Una delle poche autobiografie non postume che valga la pena di leggere perché scritta egregiamente (peraltro, le biografie postume mi danno leggermente sui nervi, magari ci torneremo su).
Inizia con un aneddoto abbastanza divertente nel quale alcuni agenti di polizia gli fanno accostare l'auto lungo una strada in Arkansas. E’il 1975, e gli Stones sono in viaggio per il “1975 – Tour of Americas”. Tutto normale, se non fosse che la suddetta automobile non sia letteralmente imbottita di ogni sorta di stupefacente. Ovviamente, non ho nessuna intenzione di dirvi come finisce (quanto mi stanno sul culo quelli che scrivono la fine di un libro su Wikipedia!) diciamo, però, che è solo il principio.
E Keith parte proprio dall'inizio, dove tutto cominciò. Parla dei suoi genitori Bert e Doris, di una famiglia materna numerosa e con una grande vena artistica, di suo nonno Gus, il primo a vederci lungo sulle sue doti artistiche. Racconta dei suoi matrimoni (due), dei suoi figli (cinque in tutto, Marlon, Angela -Angie!!- e Tara -mancata a pochi mesi dalla nascita per un problema respiratorio- avuti dall'attrice Anita Pallenberg; Theodora Dupree e Alexandra Nicole -due fighe paurose, entrambe famose modelle-, avute da Patti Hansen -sua attuale moglie-). Poi ci sono tutte le numerosissime collaborazioni artistiche paurose, ripeto paurose, la profonda amicizia con Gram Parson ("Amici veri. La cosa più difficile da trovare, ma non puoi cercarli - sono loro che trovano te; si cresce fino ad incontrarsi"), i successi e i bagordi con gli Stones (che lui e Mick Jagger hanno fondato con l’intento di trasformarla nella più grande blues band del mondo), i tafferugli con Mick Jagger ("Può essere che io e Mick non siamo amici -nel nostro rapporto c'è stata troppa usura-, ma siamo i fratelli più vicini che esistano, ed è un legame che non si può recidere"), il mito che ha atteso di incontrare per un’intera vita (Chuck Berry) ma che poi lo ha umanamente deluso, le sfighe discografiche, i casini con la legge, il suo progetto con gli X-Pensive Winos, quando nel 1987, Mick Jagger decide di lasciare da parte la band per ambiziosi nonché poco riusciti progetti solisti. Belle le foto che inserisce qua e là e che danno un certo tono a tutto il racconto. In mezzo a tutto ciò, chi ha vissuto un pezzetto della sua vita ed ha ancora la fortuna di poterlo raccontare, allieta la lettura con la propria versione dei fatti circa questo o quell'aneddoto. Strepitoso l'intervento di Kate Moss (c**** Kate Moss!) a proposito di uno “sclero” di Keith per delle cipolline. Da sdraiarsi a terra dalle risate.
Da leggere attentamente la lunga sezione in cui Keith racconta di aver cambiato il suo modo di suonare, utilizzando gli "accordi aperti": io non capisco niente di musica suonata ma, gente, quanta passione in quelle parole, quanto patos, quanta meraviglia. Strepitoso.
Delusione, amore, gli amici che se ne vanno per quella dipendenza che ha rischiato di portarsi via anche lui, i film a cui partecipa (in ultimo, il ruolo da padre pirata di Johnny Deep ne "I pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo"), le astinenze, i riff che registra nel sonno (porca vacca, mentre dorme!), e le canzoni che scrive mentre è in disintossicazione, le amiche, le amanti, la passione, il talento di un uomo che personalmente trovo di grande fascino e ispirazione.
Quella continua ricerca della perfezione, del suono perfetto, il desiderio di creare qualcosa di perfetto e bello, quell'amore incredibilmente grande per ciò che fa, dovrebbe ispirare tutti noi.


2 commenti:

  1. Consiglio dagli internauti sul Post di domani: battiamo il ferro Rolling Stones finchè è caldo oppure cambiamo scenario? Attendo il vs parere

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  2. Mi è piaciuta questa definizione di Richard su Elvis:"Prima di Elvis il mondo era in bianco e nero. Poi è arrivato... ed ecco un grandioso technicolor."

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